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MALARIA
Malattia (o meglio, gruppo di malattie) caratterizzata da accessi febbrili provocati da plasmodi (protozoi) che penetrano nell'organismo attraverso la puntura di zanzare femmine del genere Anopheles. Il complesso ciclo del plasmodio, che determina anche le caratteristiche della malattia, fu in parte chiarito alla fine del XIX secolo da G.B Grassi e R. Ross. In caso di recidiva, alcune forme di malaria possono indurre gravi forme d'anemia. Detta anche "paludismo", conosciuta nell'area mediorientale dall'antichità, descritta da Ippocrate nel IV secolo a.C., compare frequentemente nelle cronache militari: come il tifo esantematico ha sovente inciso sui conflitti. I galli che assediarono Roma ne furono colpiti, così come per le truppe di Lotario e di Federico Barbarossa durante le campagne d'Italia. Nel corso del XIX secolo fu una delle protagoniste della guerra civile americana e della campagna di Crimea: un vero disastro sanitario, così come per le campagne francesi di Algeria e del Madagascar. Circa metà dei soldati francesi impegnati nelle guerre in Indocina negli anni cinquanta del Novecento furono colpiti da malaria, e mezzo milione di soldati americani combattenti nel Pacifico durante la Seconda guerra mondiale e poi in Corea furono ospedalizzati per febbri malariche. Diffusissima nelle zone tropicali e temperate, la malaria rappresentò la principale causa dello spopolamento della campagna romana, la maggiore difficoltà per la colonizzazione di vaste aree africane, americane e asiatiche, e la causa più grave dei costi umani nella costruzione delle grandi infrastrutture fra il XIX e il XX secolo: i canali di Panama e Suez, le linee ferroviarie transcontinentali. Interpretata come effetto di miasmi ("mal'aria"), fu combattuta con il chinino (diffuso dalla metà del XVII secolo). Nel 1917 l'austriaco Werner von Jauregg sperimentò l'inoculazione della malaria per combattere alcuni stati nervosi terminali della sifilide (malarioterapia), mentre dal 1925 iniziò la produzione di antimalarici di sintesi, con significativi risultati terapeutici e profilattici. La diffusione del Ddt per l'uccisione delle zanzare dopo la Seconda guerra mondiale portò a una provvisoria sconfitta su larga scala della malattia. Presente in tutte le zone in cui fosse ambientata l'anofele antropofila, la malaria rappresentò una delle componenti essenziali delle questioni contadina e meridionale in Italia e una delle principali motivazioni sociali delle bonifiche. La legge del 1882, che con successive modifiche rimase in vigore fino al 1923, inquadrò le attività di bonifica che permisero un imponente arretramento della malaria nelle zone settentrionali, mentre nell'Italia centromeridionale e insulare, anche per l'assenza di associazioni di proprietari che potessero usufruire dei benefici della legge, la situazione rimase grave. Fra il 1900 e il 1907 una serie di provvedimenti legislativi dichiaravano il malato soggetto a tutela, provvedevano alla distribuzione del chinino a prezzo ridotto e all'obbligatorietà della sua somministrazione. La diffusione del farmaco avveniva tramite le rivendite di tabacchi. Tuttavia nel 1909 una relazione sulla campagna antimalarica da parte del Consiglio superiore di sanità mostrava tutta la difficoltà nella diffusione dei presidi sanitari e nell'attività profilattica. Un'effettiva vittoria si realizzò solo dopo la Seconda guerra mondiale. Vari elementi contribuirono alla diminuzione della malaria, tuttora presente in forma endemica in aree tropicali: tra essi, l'aumento del bestiame, che comporta un'interruzione del ciclo poiché la zanzara preferisce il sangue bovino, non adatto a ospitare il plasmodio. Alla fine del XX secolo l'Organizzazione mondiale della sanità ammise la recrudescenza della malattia, dovuta sia al degrado ambientale sia all'acquisita resistenza delle zanzare agli agenti chimici come il Ddt.

L. Rapallini


L. Bruce-Chwatt, J. Zulueta, The Rise and Fall of Malaria in Europe: A Historical-Epidemiological Study, Oxford Press, Oxford 1980.
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